Libera dall’incubo la donna indebitatasi per l’avventura imprenditoriale

Nel caso specifico, la donna, divorziata e madre di una bambina e senza alcuna proprietà immobiliare, aveva accumulato un debito di circa 180mila euro, nel corso degli anni, in conseguenza anche di una attività di ristorazione avuta in passato

Libera dall’incubo la donna indebitatasi per l’avventura imprenditoriale

Esdebitazione come liberazione da un incubo per la persona che ha provato l’avventura imprenditoriale, ha fatto un buco nell’acqua e, suo malgrado, si è ritrovata sul groppone un debito di circa 180mila euro. Questa la via di fuga concessa dai giudici (decreto del 22 luglio 2024 del Tribunale di Trani) ad una signora, divorziata e con una figlia, alle prese con un debito monstre e con una situazione economica tale da non avere alcuna possibilità di ripagare, anche in minima parte, i creditori. Chiaro il quadro tracciato dalla donna, la quale, dinanzi ai giudici, ha spiegato di essere persona fisica meritevole, non in grado di offrire ai propri creditori alcuna utilità, diretta o indiretta, nemmeno in prospettiva futura, e ha chiesto, perciò, di essere ammessa all’esdebitazione. A sostegno di tale istanza, poi, la donna ha presentato l’elenco di tutti i creditori (con l’indicazione delle somme loro dovute), la copia delle dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, l’indicazione degli stipendi, delle pensioni, dei salari e di tutte le altre entrate sue e del suo nucleo familiare. Allo stesso tempo, la relazione dell’organismo di composizione della crisi ha posto in rilievo le cause dell’indebitamento della signora e la diligenza da lei impiegata nell’assumere le obbligazioni, le ragioni dell’incapacità della donna di adempiere le obbligazioni assunte. Per i giudici è evidente non solo la meritevolezza della signora in veste di debitrice ma anche l’assenza, a suo carico, di atti in frode e di dolo o colpa grave nella formazione dell’indebitamento. Proprio per questo, sempre secondo i giudici, le va riconosciuta l’esdebitazione, ossia la liberazione dal debito di 180mila euro. A patto, però, per i successivi quattro anni, di presentare, a pena di decadenza dall’esdebitazione, la dichiarazione annuale relativa alle sopravvenienze, laddove sopravvengano utilità rilevanti che consentano il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore complessivamente al 10 per cento. Per legittimare il provvedimento favorevole alla signora, comunque, i giudici ricordano che può ottenere il beneficio della cancellazione di tutti i debiti solo chi non si è indebitato in maniera colposa, ovvero chi non ha richiesto credito nella consapevolezza di non poterlo rimborsare, e ancora chi non è in grado di offrire ai creditori alcuna utilità, ovvero chi non ha proprietà di beni immobili, nemmeno in quota, ed inoltre ha un reddito non sufficiente nemmeno a soddisfare le esigenze familiari. Ebbene, nel caso specifico, preso in esame dai giudici, è emerso che la donna, divorziata, madre di una bambina e senza alcuna proprietà immobiliare, aveva accumulato un debito di circa 180mila euro, nel corso degli anni, in conseguenza anche di una attività di ristorazione avuta in passato. Ancora più in dettaglio, i debiti accumulati dalla signora risultano, in prevalenza, connessi all’affitto del locale ove svolgeva attività di ristorazione, mentre sono pochi i debiti con lo Stato. Per chiudere il cerchio, infine, viene sottolineano che la signora è disoccupata.

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