Parere positivo del Garante per l’infanzia al ddl a tutela dei figli di collaboratori di giustizia

L'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza (AGIA) ha pubblicato un parere sul disegno di legge n. 1660, con particolare focus sulle tutele previste per i figli minorenni di collaboratori di giustizia

Parere positivo del Garante per l’infanzia al ddl a tutela dei figli di collaboratori di giustizia

Il testo vuole aumentare il livello di sicurezza dei collaboratori di giustizia e dei propri familiari, inclusi i minorenni soggetti a speciali misure di protezione. Il disegno di legge prevede infatti espressamente che l’utilizzazione del documento di copertura può essere consentita dal Servizio Centrale di Protezione (del Dipartimento della Pubblica Sicurezza) anche ai collaboratori e ai loro familiari che siano sottoposti agli arresti domiciliari.

Anche la previsione della creazione di identità fiscali di copertura per garantire una domiciliazione sicura ai soggetti inseriti nei piani di protezione riceve l’avvallo dell’autorità.

Difatti «la previsione di un cambio di generalità conferisce infatti ai ragazzi coinvolti nelle speciali misure di protezione, una prospettiva più stabile, nel quadro della dimensione precaria in cui invece versano, dove è difficile parlare “al futuro”, conducendoli al centro del sistema di protezione, in linea con il trend volto all’empowerment del minorenne di assicurarne l’emersione in quanto titolare pieno ed effettivo di diritti e non mero oggetto di tutela».

L’Autorità garante sta portando a termine un lavoro di studio e proposta sul tema della condizione dei minorenni nel quadro del programma di protezione dei collaboratori di giustizia, introdotto in Italia nel 1991 ma solo con riferimento ai soggetti adulti. I minorenni coinvolti venivano considerati come meri “fattori collaterali”, ma, secondo le indagini del Garante, «si è rilevato tuttavia come la persona minorenne sia assolutamente centrale in questo scenario: i bambini, le bambine e, soprattutto, gli adolescenti coinvolti negli speciali programmi di protezione, di cui sono destinatari principali gli adulti di riferimento, subiscono più o meno indirettamente le scelte di questi ultimi. Pertanto, se non debitamente considerati, tutelati e supportati nell’ingresso e nella fuoriuscita dal programma, la condizione precaria in cui potrebbero versare rischia di compromettere l’intero programma di protezione. È infatti emerso come la maggior parte dei casi di disvelamento della località protetta sia provocata proprio dal disagio psicologico che il ragazzo o la ragazza adolescente subiscono per la condizione di precarietà in cui versano. Si tratta invero di minorenni, spesso adolescenti, che già si trovano in una condizione di instabilità e che vengono anche sradicati dal loro ambiente di vita, che spesso nutrono rabbia per lo “sradicamento” cui sono costretti, e per il fatto che devono obbligatoriamente recidere tutte le relazioni, non solo familiari, magari non condividendo la scelta di collaborazione del familiare, della quale non sono debitamente informati».

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