Sinistro stradale, coma e decesso: gli eredi non hanno diritto al risarcimento del c.d. danno da perdita della vita

La Corte di Cassazione ha escluso la risarcibilità iure hereditatis del danno da perdita della vita in assenza di lucida agonia da parte della vittima tra il sinistro stradale e il decesso

Sinistro stradale, coma e decesso: gli eredi non hanno diritto al risarcimento del c.d. danno da perdita della vita

A seguito di un incidente stradale avvenuto nel mese di marzo 2003, la ragazza che sedeva sul posto del passeggero dell’auto finita contro un albero entrava in come e decedeva dopo 3 giorni.

I genitori e i fratelli chiesero quindi al conducente e al proprietario dell’auto il risarcimento dei danni, ma il Tribunale accolse solo in parte la loro richiesta. Nello specifico, veniva rigettata la richiesta di risarcimento del danno c.d. da perdita della vita.

La decisione trovava conferma anche in appello ed è stata ora avvallata anche dalla Cassazione (Cass. civ., sez. III, 12 giugno 2024, n. 16348).

Secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale, infatti, deve essere escluso il diritto degli eredi ad ottenere il risarcimento del danno da perdita della vita perché la vittima, al momento del sinistro, era finita in uno stato di coma profondo e, non essendoci prova del contrario, il decesso era verosimilmente intervenuto in assenza di “lucida agonia”.

Proprio da questa circostanza, discende che nemmeno la vittima avesse avuto consapevolezza, durante i giorni del coma, dell’imminente terribile sorte.

Inutile, dunque, per i familiari sostenere che lo stato di coma non esclude di per sé che la persona in coma possa avvertire «lo stato di compressione psicofisica che l'ha colpita ed il disagio per morte la imminente». Occorrevano infatti specifiche prove che la vittima, pur in stato di coma profondo, abbia avvertito il disagio per la morte imminente.

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